Il 15 novembre scorso ad Hanoi, dopo otto anni di negoziazioni, è stato sottoscritto il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), l'Accordo commerciale di Libero Scambio che riunisce il più ampio blocco di Paesi ad oggi esistente (circa il 30% della popolazione e del PIL mondiale), ed in particolare:
- i dieci Paesi che costituiscono l'Association of Southeast Asian Nations (ASEAN), cioè Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Tailandia, Vietnam, e
- cinque dei paesi con i quali l’ASEAN ha stretto accordi di partnership bilaterali: Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea.
L'India, anch'essa parte di un accordo con ASEAN, non ha sottoscritto l’Accordo ma ha il diritto di aderire in qualsiasi momento dall'entrata in vigore.
Il RCEP creerà dunque un’area di cooperazione economica di 2,2 miliardi di persone che producono il 30% del PIL e il 27,4% del commercio globali. Il gruppo dei Paesi membri copre il 50% della produzione manifatturiera globale, il 50% della produzione automobilistica e il 70% di quella elettronica.
Il RCEP è articolato in 20 capitoli che riguardano sia il commercio di beni che i servizi, inclusi servizi finanziari, telecomunicazioni e professionali, i movimenti delle persone, gli investimenti, la proprietà intellettuale, il commercio elettronico, gli appalti pubblici. L'Accordo si occupa anche delle misure sanitarie e fitosanitarie a protezione di persone animali e piante, nonché degli standard e dei regolamenti tecnici che possono costituire ostacolo al commercio.
Tra gli aspetti più interessanti al riguardo vi è l’introduzione di regole uniformi in materia di “origine” dei beni con la previsione della riduzione o eliminazione dei dazi per i beni “originari” dei Paesi aderenti superando i limiti imposti dagli Accordi di Libero Scambio bilaterali già esistenti. Una volta entrato in vigore, infatti (sono previsti circa due anni per le ratifiche) l'Accordo eliminerà i dazi per il 65% delle merci movimentate all'interno della regione, percentuale che nel lungo periodo arriverà al 90%.
Un altro aspetto interessante è il capitolo dedicato alla semplificazione ed armonizzazione delle procedure doganali e alle facilitazioni commerciali, con l'obiettivo di eliminare le complessità burocratiche e i lunghi tempi che ancora affliggono alcuni Paesi.
L'Accordo consentirà per altro alla Cina di rafforzare la sua sfera di influenza di fronte alle crescenti pressioni statunitensi e mitigherà i rischi di perdere rilevanza nelle catene del valore internazionali. A beneficiarne saranno certo anche i Paesi ASEAN, che diventeranno sempre più i destinatari di investimenti sudcoreani e nipponici per la produzione di componentistica per la propria industria.