Il 2022 segna l’entrata in vigore del Regional Comprehensive Economic Parntership (RCEP) per diversi Paesi aderenti, cioè Australia, Brunei Darussalam, Cambogia, Cina, Giappone, Laos, Nuova Zelanda, Singapore, Thailandia e Vietnam. Il 1° febbraio entrerà in vigore anche per la Corea del Sud (cfr. nostra Circolare n. 719 del 24/11/2020).
Ricordiamo che l’Accordo economico commerciale, che si pone l’obiettivo di superare le barriere commerciali tra i Paesi aderenti, comprende i 10 Paesi membri dell’ASEAN (cioè Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Tailandia, Vietnam), oltre a Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Nel suo insieme, quindi, rappresenta il blocco commerciale di libero scambio più grande al mondo in quanto crea un’area di cooperazione economica che comprende circa 2,2 miliardi di persone che producono il 30% del Pil e il 27,4% del commercio globali.
I termini dell’accordo prevedono una riduzione tra l’85% e il 90% delle tariffe al commercio interno e l’armonizzazione delle regole di origine. Con l’entrata in vigore dell’Accordo, inoltre, gli Stati contraenti si impegnano anche a creare un’area di cooperazione tra le diverse autorità doganali, che preveda l’adozione di procedure di sdoganamento e di semplificazione uniformi.
La progressiva crescita dei commerci tra gli stati membri dell’ASEAN e la Cina, che ha portato quest’ultima a diventare il primo partner commerciale di questi Paesi, è stata fondamentale per la firma dell’accordo. L’economia cinese, infatti, è una delle poche al mondo che ha continuato a crescere negli ultimi due anni nonostante la crisi economica provocata dal COVID-19. La presenza nell’accordo potrebbe consentire alla Cina anche la possibilità di delocalizzare la propria produzione mantenendola comunque sotto controllo, acquisendo nel contempo maggiori mercati e conferendole così un vantaggio strategico nella competizione con gli USA.
L’assenza dell’India nell’Accordo, a causa del presunto impatto negativo che questo avrebbe avuto sull’economia del Paese, potrebbe infine accrescere ulteriormente il peso della Cina all’interno dell’area di libero scambio.
Rivolgersi a
Area internazionalizzazione.